domenica 5 maggio 2013

PARALLELISMI S-FORZATI


«Nelle società tradizionali con Stato monarchico ogni cambiamento di regno provoca un vero e proprio "ritorno agli inizi" », sostiene Georges Balandier, sociologo ed antropologo noto per le sue ricerca nel continente africano, nel suo libro Antropologia politica.
Questa affermazione apparentemente lontana a noi e ai nostri problemi nel tempo come nello spazio, diventa un'occasione imperdibile per quei cultori della provocazione che provano un irresistibile attrazione verso quel che qui chiameremo “parallelismi s-forzati”.
Parlando di rituali di inversione, di ribellione drammatizzata e di momenti di transizione del potere detti “interregni”, il nostro studioso ci mette al corrente che presso i greci antichi i Kronia provocavano un ribaltamento dei rapporti di autorità che aveva come fine quello di ristabilire l'ordine sociale, rafforzando maggiormente il potere centrale. Lo stesso accadeva con i Saturnalia romani: nel rituale un schiavo doveva interpretare il ruolo del cosiddetto “re per scherzo” ed annunciare uno stravolgimento dei rapporti di forza. La cosa veniva associata al disordine pericoloso e spaventava molto la società intera che finiva per desiderare un'unica cosa: il ritorno al regno delle regole.
Questo tipo di rituali sono stati riscontrati poi in Africa, soprattutto in quelli Stati definiti “poco stabili” (definizione che già tende ad avvicinarsi alla nostra posizione).
Pensate che presso gli swazi, popolo dell'Africa del sud, si svolge un rituale annuale che vuole mettere in crisi la posizione del re in carica. Questo diventa oggetto di insulti ed odio da parte del popolo, ed allo stesso tempo viene esaltato ed apprezzato dai membri dei clan regali e dai guerrieri. Il re a questo punto, sballottato tra la volontà popolare e quella dei suoi uomini fidati pieni di buoni interessi a volerlo ancora sul trono, si finge perplesso e fa il prezioso (e l'odore d' Italia si fa più intenso).
Il re non sa chi ascoltare, perché la folla grida e fa paura, e così esita a riprendere il proprio posto a capo della nazione; poi finalmente il caldo sole africano lo scioglie ed egli cede alle richieste dei suoi che, credo io, abbiano fatto appello alla sua competenza, la sua esperienza, la criticità della situazione, la paura del peggio (odore d'Italia ormai chiaro). Giochi fatti e potere ristabilito. Questo rituale chiamato incwala, secondo gli studiosi, serve a liberare ritualmente le forze contestatarie ed a convertirle in fattori di unità e sicurezza, e pare funzionare benissimo!
Ci sarebbero molti altri esempi da fare ma credo sia arrivato il momento di azzardare il parallelismo di cui parlavo in precedenza. Vi pongo una domanda: pensando ai momenti di transizione del potere, alle urla realmente drammatiche ma anche cavalcate e strumentalizzate del popolo, ai re esitanti, che pacati annunciano un inevitabile addio e che poi tornano improvvisamente, con colpi di reni degni dei migliori atleti, giustificati da situazioni di gravità apocalittica che nessun altro potrebbe mai risolvere; pensando alla chiamata corale della pluristuprata responsabilità, pensando a tutti gli uomini/donne del re che lo pregano a gran voce di tornare elogiando la sua grandezza; pensando a queste cose che caratterizzano lo svolgimento e la distribuzione del potere politico nel Stati “poco stabili” africani, dai noi prontamente giudicati primitivi e barbari, non vi viene in mente che cose del genere in una democrazia modernista, progressista, avanguardista ma anche un po' conservatrice, liberista ma anche lievemente socialista (e tutto quel che Gaber ha già detto in altra sede), non potrebbero succedere mai e poi mai?!?! Non trovate ridicolo per noi, così sviluppati e giusti, vedere l'unica vera volontà espressa dalla maggioranza del paese, quella di un cambiamento di rotta, di modi, di pensiero e di azione, di un cambiamento necessario per tutti, economisti e filosofi, operai e contadini, imprenditori e impiegati, presa a calci da uomini marci e privi di un briciolo di lungimiranza? Uomini dotati di un coraggio a me sconosciuto, in grado di sputare menzogne con facilità disumana, che deliranti camminano, o meglio corrono, fianco a fianco al proprio assassino: la loro rigidità, la loro tracotanza.
Allora noi ci ritroviamo così, al secondo governo consecutivo che non risponde alla volontà dei cittadini, e non per mancanza di responsabilità di qualcuno come ci hanno detto, ma perché è così che doveva essere; perché il potere difende in primis se stesso, con la presunzione di essere l'unico a poter risolvere i problemi; perché i veri cambiamenti fanno così paura che è preferibile inseguire un mito suicida piuttosto che provare ad ascoltare parole differenti.
Abbiamo avuto il nostro sfogo di ribellione, la gente è andata in piazza, si sono viste cose bellissime, elettori di partiti diversi uniti nella protesta a quel potere ottuso che non ha schieramento, indifferente, capace di parteggiare solo per se stesso. Ci hanno detto che è colpa degli irresponsabili, del movimento 5 stelle che dice di no a tutto, e per carità, errori ne hanno commessi anche loro; ma per favore non crediamo che qualcuno abbia davvero chiesto loro una collaborazione. A loro sono stati chiesti voti di fiducia e basta, cosa completamente differente, e la dimostrazione ce l'ha data la ri-elezione del re, non africano ma simile nelle dinamiche, Giorgio.
Sembravano sul punto di cambiare ogni cosa, un Partito Democratico nuovo, giovane, consapevole dei passati errori, un Movimento popolare nuovo che invoca partecipazione diretta e altre belle cose, un Berlusconi dato per morto, sommerso dai processi e dalle bugie ormai non più credibili, un vecchio presidente della repubblica a mio parere sopravvalutato (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/31/saggi-di-napolitano-a-sigillo-di-pessimo-settennato/547897/ ) pronto a lasciare posto a qualcun altro, un Mario Monti flop alle elezioni; tutte cose che sembravano bellissime e che invece, come nei brutti incubi, mutano aspetto all'ultimo momento e si trasformano in mostri.
Il risultato più avvilente è il sorriso che Berlusconi ha sfoggiato con orgoglio a ri-elezione di Napolitano avvenuta. Un sorriso simile a quello di un re che, pronto ad essere ghigliottinato in piazza, riesce quasi senza muovere un dito a ribaltare la situazione e a tenere, per l'ennesima ed insopportabile volta, tutti per le palle.
E noi??? «La contestazione rituale si inscrive così nell'ambito delle strategie che permettono al potere di rafforzarsi periodicamente» , dice l'antropologo, ed io concordo con lui. Però noi possiamo dimostrare che ormai abbiamo imparato il trucco, che non abbiamo alcuna intenzione di credere che non poteva e non può andare diversamente e che continueremo a chiamare un'unica cosa, inevitabile e sempre più necessaria: il cambiamento. Non contro l'uno o contro l'altro, ma contro ciò che sta alla radice, contro quel che concede al potere la forza sorda di alimentare se stesso sempre e comunque, perché questi partiti sono il risultato di una logica molto più profonda e non cambieranno mai se non sarà questa a farlo per prima.

1 commento:

  1. la vita è come una spirale che ,salendo e scendendo ,pulsa. Sembra che non succeda mai nulla,ma inevitabilmente tutto muta, tempi silenziosi preparano tempi rumorosi sempre,in india si parla di eoni,in grecia di aion ...ad un certo punto PAN con il suo URLO inverte la ruota, sovverte il vecchio per il nuovo che diventerà vecchio e avanti così INFINITAMENTE . E noi a che punto siamo del gioco? da che parte stiamo ? ognuno faccia la sua scelta nel privato ancora prima che nel pubblico....e allora si? che l'urlo sarà vero e non più utilizzabile dal vecchio re .Un giorno Socrate ,volendo migliorare se stesso,chiese proprio a Pan la grazia di essere bello dentro, a Pan, il dio capro ,il signore della bellezza autentica ,anima,animale ,il dio che conosce il limite e mal sopporta la tracotanza. Socrate era un sapiente. <Grazie ragazzi dello stimolo ,non mollate le domande e mai le riflessioni.
    ape

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