martedì 3 dicembre 2013

La Jaula de Oro



E alla fine mi sento persino in colpa di avere il mal di gola. In colpa di non riuscire a liberarmi da preoccupazioni che per mia fortuna non sono altro che scelte, perché ho sempre la possibilità di scegliere, io...noi. Non loro però, che non possono far altro che sognare un sogno che non gli appartiene. Noi non resisteremmo una settimana là fuori, in quel mondo così storpiato da un essere umano più selvaggio della natura selvaggia, che al suo confronto impallidisce. È più sicuro il bosco fitto e verde e umido, della mano tesa di un coetaneo; più sicura è la povertà onesta che il tentativo di partecipare alla ricchezza dei responsabili. Noi abbiamo mal di pancia psicosomatici e cervicali tesi, loro bevono l'acqua dei fiumi e dormono se capita.
C'è un mondo che ci sfugge in continuazione, che urla la sua presenza ma che rimane nella penombra, al di sopra del quale s'innalza spavalda una bolla di vetro, artificio dei liberi. C'è un mondo che è stato e viene continuamente stuprato, impoverito, stravolto in una tortura infinita che farebbe rabbrividire il più cattivo fra gli umani, ma che a mala pena sfiora l'umanità tutta. Perché la percezione della massa è sempre diversa, benché fatta della somma dei tanti, è sempre qualcosa di altro. Lenta e silenziosa invita a non gettare lo sguardo troppo lontano, suggerisce l'accettazione sibilandola, impone l'individualismo facendo sì che i tutti rimangano soli, nel loro bisogno, nel loro interesse, nel loro dolore, nella loro distrazione, che è tutta per loro, tutta per noi, che soffochiamo, senza averne il diritto, all'aria aperta.
In quel mondo non si può scegliere di stare fermi e accontentarsi del poco, perché lo spazio dell'umiltà è stato spazzato via da chi ha dato il potere in mano ai criminali, per assicurarsi il proprio lurido interesse, e così non si può scegliere il poco perché spesso non si trova nemmeno quello. E poi cresci traviato dalla contrapposizione, hai uno schermo che ti mostra che lassù, a nord del mondo, c'è una bolla di vetro fantastica, dove i sogni si avverano e tu la guardi e ti senti “uno zoo di animali nella pancia che corrono” dalla voglia di andare a vedere; ti guardi intorno e vedi baracche, e l'incongruenza è troppo forte da digerire. Peccato che se il mondo è diviso in due, la bolla di vetro e il l'inferno della fame, è proprio perché il secondo permette al primo di essere così fantastico e una eccessiva emigrazione in questa direzione romperebbe l'ingranaggio del sistema perfetto. Chi non ha niente però non lo sa, non glielo dicono. Non può accorgersi di quanto a volte possa essere importante il necessario, l'essenziale; non è suo compito farlo. E fa schifo ma purtroppo lo capisce spesso ma non abbastanza spesso, chi è nauseato dal superfluo, chi ha quell'eccesso di “roba” che gli permette di dire “non so cosa fare”, “non so cosa farne”, “non so”. Soffocati, senza averne il diritto, dalla libertà di tutto, all'aria aperta.
Mentre loro attraversano paesi su tetti di treni fatiscenti, abbandonano la loro natura che forse non sanno nemmeno più di amare, costretti a dimenticarselo. Quella natura che però gli rimane dentro, nel profondo, e che viene fuori nell'immagine con cui si disegna la gioia, la speranza: “ lo zoo di animali nello stomaco”. Il quindicenne occidentale medio al massimo potrebbe dire qualcosa come: “ mi sento come se avessi finito il gioco della play station”, o nel migliore dei casi “come se avessi vinto la coppa campioni”. Loro hanno gli animali dentro, ma non sanno riconoscerlo. Incolpevoli recitano una parte che i liberi gli hanno assegnato.
È stupefacente l'interezza con cui questi giovani attraversano l'inferno: saldi in loro stessi, attaccati a quella fede senza la quale si muore prima di arrivare.
Loro sono tre, quelli di Lampedusa più di trecento, quelli di tutto il mondo chissà quanti; chissà quanti esseri umani costretti a sperare una speranza che non gli è concessa, a sognare un sogno che per loro si lascia solo intuire.
Forse l'occidente, il nord del mondo e la sua bolla di vetro, la bandiera a stelle e strisce sporca di colpevolezza, è meglio guardarli da dietro la ringhiera, per non rischiare di finire come carne da macello, come fiocchi di neve nell'oblio del vento.

“Fratello ti sei perso...passando per la frontiera”.

domenica 7 luglio 2013

VENTO DI GUERRA

Immobile. Ogni cosa sembra marmorizzata. O meglio, ogni cosa solida sembra essere marmorizzata. Salda poggia su di un suo simile, anch'esso saldo. Immobile, sì, ma sfuocata; come l'ombra di un fantasma, sembra voglia scomparire. Poi un fremito. Solo chi resta appeso ad un filo può ancora vibrare. Più sensibile si lascia avvolgere dal vento, scalcia sotto i suoi colpi. Ma questo che ci riscalda oggi, così afoso e denso, è un vento malsano, lascia intuire una minaccia. Qui vince il silenzio, quasi nessuno ne parla; ma i più temerari si sono lasciati sfuggire un commento: questo vento puzza di febbre...è un vento di guerra.
Un attimo in più, e poi la marcia dei soldati, cieca e monotona come loro, comincia ad imporsi sul silenzio.
Guardo il vuoto
i miei fogli volano
scompaginati da un vento di guerra.



martedì 4 giugno 2013

Primavera Turca

As our friends overseas, we need your help. Send this message to everyone you know. Create awareness internationally about our plight, or matters are going to get much, much worse. We want all international media channels - soclal and mass - to report this news.

http://supernature.tumblr.com/post/51791957036/for-the-past-few-days-peaceful-turkish-citizens


Divulghiamo. Buona fortuna.

domenica 5 maggio 2013

PARALLELISMI S-FORZATI


«Nelle società tradizionali con Stato monarchico ogni cambiamento di regno provoca un vero e proprio "ritorno agli inizi" », sostiene Georges Balandier, sociologo ed antropologo noto per le sue ricerca nel continente africano, nel suo libro Antropologia politica.
Questa affermazione apparentemente lontana a noi e ai nostri problemi nel tempo come nello spazio, diventa un'occasione imperdibile per quei cultori della provocazione che provano un irresistibile attrazione verso quel che qui chiameremo “parallelismi s-forzati”.
Parlando di rituali di inversione, di ribellione drammatizzata e di momenti di transizione del potere detti “interregni”, il nostro studioso ci mette al corrente che presso i greci antichi i Kronia provocavano un ribaltamento dei rapporti di autorità che aveva come fine quello di ristabilire l'ordine sociale, rafforzando maggiormente il potere centrale. Lo stesso accadeva con i Saturnalia romani: nel rituale un schiavo doveva interpretare il ruolo del cosiddetto “re per scherzo” ed annunciare uno stravolgimento dei rapporti di forza. La cosa veniva associata al disordine pericoloso e spaventava molto la società intera che finiva per desiderare un'unica cosa: il ritorno al regno delle regole.
Questo tipo di rituali sono stati riscontrati poi in Africa, soprattutto in quelli Stati definiti “poco stabili” (definizione che già tende ad avvicinarsi alla nostra posizione).
Pensate che presso gli swazi, popolo dell'Africa del sud, si svolge un rituale annuale che vuole mettere in crisi la posizione del re in carica. Questo diventa oggetto di insulti ed odio da parte del popolo, ed allo stesso tempo viene esaltato ed apprezzato dai membri dei clan regali e dai guerrieri. Il re a questo punto, sballottato tra la volontà popolare e quella dei suoi uomini fidati pieni di buoni interessi a volerlo ancora sul trono, si finge perplesso e fa il prezioso (e l'odore d' Italia si fa più intenso).
Il re non sa chi ascoltare, perché la folla grida e fa paura, e così esita a riprendere il proprio posto a capo della nazione; poi finalmente il caldo sole africano lo scioglie ed egli cede alle richieste dei suoi che, credo io, abbiano fatto appello alla sua competenza, la sua esperienza, la criticità della situazione, la paura del peggio (odore d'Italia ormai chiaro). Giochi fatti e potere ristabilito. Questo rituale chiamato incwala, secondo gli studiosi, serve a liberare ritualmente le forze contestatarie ed a convertirle in fattori di unità e sicurezza, e pare funzionare benissimo!
Ci sarebbero molti altri esempi da fare ma credo sia arrivato il momento di azzardare il parallelismo di cui parlavo in precedenza. Vi pongo una domanda: pensando ai momenti di transizione del potere, alle urla realmente drammatiche ma anche cavalcate e strumentalizzate del popolo, ai re esitanti, che pacati annunciano un inevitabile addio e che poi tornano improvvisamente, con colpi di reni degni dei migliori atleti, giustificati da situazioni di gravità apocalittica che nessun altro potrebbe mai risolvere; pensando alla chiamata corale della pluristuprata responsabilità, pensando a tutti gli uomini/donne del re che lo pregano a gran voce di tornare elogiando la sua grandezza; pensando a queste cose che caratterizzano lo svolgimento e la distribuzione del potere politico nel Stati “poco stabili” africani, dai noi prontamente giudicati primitivi e barbari, non vi viene in mente che cose del genere in una democrazia modernista, progressista, avanguardista ma anche un po' conservatrice, liberista ma anche lievemente socialista (e tutto quel che Gaber ha già detto in altra sede), non potrebbero succedere mai e poi mai?!?! Non trovate ridicolo per noi, così sviluppati e giusti, vedere l'unica vera volontà espressa dalla maggioranza del paese, quella di un cambiamento di rotta, di modi, di pensiero e di azione, di un cambiamento necessario per tutti, economisti e filosofi, operai e contadini, imprenditori e impiegati, presa a calci da uomini marci e privi di un briciolo di lungimiranza? Uomini dotati di un coraggio a me sconosciuto, in grado di sputare menzogne con facilità disumana, che deliranti camminano, o meglio corrono, fianco a fianco al proprio assassino: la loro rigidità, la loro tracotanza.
Allora noi ci ritroviamo così, al secondo governo consecutivo che non risponde alla volontà dei cittadini, e non per mancanza di responsabilità di qualcuno come ci hanno detto, ma perché è così che doveva essere; perché il potere difende in primis se stesso, con la presunzione di essere l'unico a poter risolvere i problemi; perché i veri cambiamenti fanno così paura che è preferibile inseguire un mito suicida piuttosto che provare ad ascoltare parole differenti.
Abbiamo avuto il nostro sfogo di ribellione, la gente è andata in piazza, si sono viste cose bellissime, elettori di partiti diversi uniti nella protesta a quel potere ottuso che non ha schieramento, indifferente, capace di parteggiare solo per se stesso. Ci hanno detto che è colpa degli irresponsabili, del movimento 5 stelle che dice di no a tutto, e per carità, errori ne hanno commessi anche loro; ma per favore non crediamo che qualcuno abbia davvero chiesto loro una collaborazione. A loro sono stati chiesti voti di fiducia e basta, cosa completamente differente, e la dimostrazione ce l'ha data la ri-elezione del re, non africano ma simile nelle dinamiche, Giorgio.
Sembravano sul punto di cambiare ogni cosa, un Partito Democratico nuovo, giovane, consapevole dei passati errori, un Movimento popolare nuovo che invoca partecipazione diretta e altre belle cose, un Berlusconi dato per morto, sommerso dai processi e dalle bugie ormai non più credibili, un vecchio presidente della repubblica a mio parere sopravvalutato (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/31/saggi-di-napolitano-a-sigillo-di-pessimo-settennato/547897/ ) pronto a lasciare posto a qualcun altro, un Mario Monti flop alle elezioni; tutte cose che sembravano bellissime e che invece, come nei brutti incubi, mutano aspetto all'ultimo momento e si trasformano in mostri.
Il risultato più avvilente è il sorriso che Berlusconi ha sfoggiato con orgoglio a ri-elezione di Napolitano avvenuta. Un sorriso simile a quello di un re che, pronto ad essere ghigliottinato in piazza, riesce quasi senza muovere un dito a ribaltare la situazione e a tenere, per l'ennesima ed insopportabile volta, tutti per le palle.
E noi??? «La contestazione rituale si inscrive così nell'ambito delle strategie che permettono al potere di rafforzarsi periodicamente» , dice l'antropologo, ed io concordo con lui. Però noi possiamo dimostrare che ormai abbiamo imparato il trucco, che non abbiamo alcuna intenzione di credere che non poteva e non può andare diversamente e che continueremo a chiamare un'unica cosa, inevitabile e sempre più necessaria: il cambiamento. Non contro l'uno o contro l'altro, ma contro ciò che sta alla radice, contro quel che concede al potere la forza sorda di alimentare se stesso sempre e comunque, perché questi partiti sono il risultato di una logica molto più profonda e non cambieranno mai se non sarà questa a farlo per prima.

domenica 21 aprile 2013

Imploderà

Se si fa scoppiare un petardo sopra una mano aperta, ti bruci, e dopo due settimane te ne sarai dimenticato....e magari lo rifarai, perchè purtroppo noi dalla storia non vogliamo imparare; ma se invece il petardo lo si fa scoppiare all'interno di una mano chiusa a pugno, ecco che qualche dito ti parte di sicuro ed il danno sarà permanente, nel profondo.

 Ecco cosa significa Implodere.

Il mondo ormai è fatto di cose non dette, di persone subdole, di mancanza di etica;  l'importante è avere soldi, possedere. In questo mondo, le persone invece di "esplodere" in maniera manifesta e chiara, preferiscono distruggere gli altri rimanendo nascosti, vigliaccamente.


Ma ormai tutto sta per Implodere, ed è solo colpa nostra...della nostra arroganza.


Ma tutto Imploderà, tutto Imploderà...



giovedì 18 aprile 2013

E BUTTALA DENTRO!!!


Ennesima e molto probabilmente ultima occasione per il Centro Sinistra. Passatemi la metafora calcistica: ci troviamo al minuto 85' della partita più importante delle partite importanti, con la confusa squadra guidata da Bersani, bomber dal piede freddissimo alla sua ultima apparizione da capitano, sotto di una rete. Strano a vedersi ma l'avversario che gli si schiera di fronte è la sua stessa parte marcia. Quella immobile, falsa, innamorata dello status quo (non me ne voglia La Bionda) che infinite volte ha scelto di non essere troppo dura con l'amico/nemico Berlusconi. La posta in gioco è una reale e netta inversione di rotta verso ciò che sarebbe dovuto essere già da molto tempo. Nel corso della gara il team, noto per la sua compattezza simile a quella dell'aria quando è rarefatta, ha sciupato diverse occasioni. Ci sono stati giocatori che hanno tentato alcune azioni sovversive dando consigli eretici scivolati nel nulla. C'era stato chi aveva suggerito di non abbassare troppo la testa con Monti, di non sciupare la lingua a leccare che poi sarebbe stata utile per parlare in campagna elettorale in maniera decente; c'era chi, molto prima del risultato elettorale, aveva addirittura consigliato di non trattare il Movimento Cinque Stelle come fosse spazzatura od un pericoloso gruppo di fanatici guidato da un terrorista fascista (c'è un simpatico articolo di Travaglio che raccoglie le varie opinioni su Grillo http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/26/elezioni-2013-da-fassino-a-ferrara-insulti-e-esorcismi-di-chi-aveva-capito/513406/ ); c'era chi aveva detto, dopo le elezioni, che per collaborare realmente con i grillini bisognava fare aperture vere votando per esempio il loro candidato come presidente della camera o del senato (Cacciari). Eppure niente, zero assoluto. Il partito ha proposto un gioco macchinoso, prevedibile, solita maniera insomma. È vero, ha ringiovanito la rosa, inserito nuovi volti femminili, ma la struttura non è cambiata, o perlomeno la volontà di cambiamento non si è espressa in maniera chiara, tant'è che c'è chi all'interno della squadra preme per esserne il nuovo simbolo.
Nonostante tutto questo a cinque minuti dal termine i cinquestelle offrono al Bersani team un assist che ha il sapore della grande occasione. Cross perfetto sulla testa del centravanti. Sul pallone un nome incriticabile: Stefano Rodotà. Cosa farà il nostro bomber? Sfrutterà l'occasionissima e metterà la palla in rete o la manderà malamente alle stelle dimostrando che il suo cranio è effettivamente di forma fallica?

Rodotà è tutto ciò che può volere una coalizione di Centro Sinistra nelle condizioni del nostro Centro Sinistra. Giurista, appartenente alla società civile, professore universitario, sinistroide ma moderato, competente, apprezzato internazionalmente e senza passati turbolenti né oscuri. È persino vecchio (o esperto se volete) ! Insomma è perfetto....se non si volesse trattare con Berlusconi proponendo nomi da far rabbrividire tutti, tranne lui ed i suoi amici. È una delle poche proposte intelligenti del Movimento Cinque Stelle, o meglio è una delle poche proposte del Movimento Cinque Stelle. Votarlo sarebbe una finalmente chiara espressione di cambiamento, il primo passo verso una nuova idea della politica. Di solito per mia natura non mi accontenterei di così poco, ma date le circostanze!

Il nome di Giuliano Amato è stato spesso tirato in ballo in questi giorni. “Se papà era il capo dei ladri, Amato era il vice-ladrone”, “Amato estraneo al finanziamento illegale al partito? Abitava forse sulla luna? Non poteva non essere coinvolto”. Queste sono le parole di Bobo e Stefania Craxi, figli di Bettino. Strano ma vero, mi trovo d'accordo con loro.

Sarebbe triste, avvilente e veramente stupido sbagliare un goal praticamente fatto. Bersani team: e buttala dentro una buona volta!

sabato 13 aprile 2013

Mostra pittorica FKO 2013

L' arte astratta può piacere o meno, infastidire o sublimare, certo è che provoca, fa discutere, e induce a chiedersi cosa sia l' arte, assolvendo così immediatamente un compito di per sé estremamente basico e interessante.
Essa credo debba scuotere, suscitare impeti, di accezione positiva o negativa importa relativamente, ed aprire canali più profondi possibili, l'importante a mio avviso è che non passi inosservata e che sia partecipativa. Non ricordo quale pittore diceva che se i dipinti si potessero tradurre (inequivocabilmente, aggiungo io) a parole non ci sarebbe nemmeno la necessità di dipingerli. L' arte astratta piuttosto che contemporanea è una forma di comunicazione non convenzionale, e per questo segue forme di rappresentazione non tradizionali che potenzialmente possono solleticare e suscitare forme di espansione ed esaurimento più sconosciute pescando nelle zone più recondite dell osservatore. 
Qui presentiamo dunque una piccola mostra online di dipinti, alcuni dei quali, che non me ne voglia l autore, ritengo, basandomi sulla mia ignoranza in materia, appartenenti alla categoria della pittura astratta.
E' una collezione di 9 elementi, assortiti in ordine non cronologico, del giovane e promettente pittore e scultore della Val di Magra Filippo Capitani, in arte FKO, in onore della pittrice messicana Frida Kahlo, della quale egli ama maggiormente, come lui stesso ha dichiarato recentemente in una intervista a Sky Arte, la seconda declinazione pittorica, quella surrealista.
Felici ed onorati di poter accogliere nel nostro blog il suo Esercizio Artistico vi auguriamo un buon Risveglio










domenica 24 marzo 2013

Disarmo culturale first needing!!!

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Il mercato delle armi non conosce crisi. E la Cina è sempre più leader

Nell'ultimo quinquennio le esportazioni dell'industria bellica di Pechino sono aumentate del 162% rispetto al periodo precedente, contro una media del 17 per cento. Regno unito superato in classifica. E l'Italia compensa la frenata europea

Armi
La Cina avanza anche nelle armi. Nel corso del quinquennio 2008-2012, le esportazioni di armi convenzionali nel mondo sono cresciute del 17%, una forte espansione cui ha contribuito in modo decisivo l’industria cinese le cui vendite all’estero sono aumentate del 162% rispetto al periodo precedente (2003-07). Una performance che ha consentito a Pechino di superare in classifica ilRegno Unito entrando a far parte del club dei primi cinque esportatori di armi del mondo per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda. Lo ha riferito lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) nel suo ultimo rapporto pubblicato.
A mantenere la leadership nel mercato mondiale sono sempre gli Stati Uniti con una quota pari al 30% dell’export globale. A tallonare Washington c’è ovviamente la Russia (26%) mentre Germania (7%) e Francia (6%), terza e quarta rispettivamente, seguono a debita distanza. La Cina, come si diceva, ha effettuato il balzo decisivo negli ultimi anni arrivando a conquistare quota 5% contro il 2% del quinquennio precedente. Determinante, per il successo delle armi di Pechino, la crescente domanda del Pakistan, come ha confermato il direttore del Sipri Arms Transfers Programme, Paul Holtom, in una nota ufficiale del centro di ricerca svedese. Le forniture cinesi, ha precisato, raggiungerebbero comunque un crescente numero di Stati.
Nella classifica delle importazioni, rivela ancora il SIPRI, Pechino si piazza al secondo posto con il 6% della quota complessiva globale dietro all’India, prima assoluta con il 12% dell’import planetario. Pakistan (5%), Corea del Sud (5%) e Singapore (4%) completano una Top Five globale interamente asiatica. Tra gli altri aspetti significativi del rapporto si segnala la leadership russa nelle esportazioni di armamenti convenzionali verso il Venezuela (il 66% dell’import di Caracas) e, soprattutto, la Siria (dove si raggiunge il 71%). Impressionanti, poi, i numeri dell’Africa: nell’ultimo quinquennio le importazioni del Continente sono cresciute del 104% rispetto ai cinque anni precedenti ma il traino viene in pratica dal solo Nord Africa dove l’import è aumentato del 350% contro il 5% delle nazioni sub sahariane.
Alla forte domanda del mercato orientale e africano si è contrapposta negli ultimi anni la significativa riduzione della spesa europea. Le importazioni del Vecchio Continente si sono ridotte del 20% nell’ultimo quinquennio a seguito di vari fattori a cominciare dalla conclusione del conflitto in Iraq e dal ridimensionamento della presenza militare in Afghanistan. Determinante, poi, l’effetto della crisi e dei conseguenti programmi di austerity. Negli ultimi 5 anni le importazioni di armi da parte dellaGrecia sono diminuite del 61% facendo precipitare il Paese dal 4° al 15° posto nella classifica delle importazioni del Pianeta.
E l’Italia? Nel rapporto Sipri non se ne parla ma i dati, ovviamente, non mancano. Tra il 1990 e il 2011, ricordano Duccio Facchini, Michele Sasso e Francesco Vignarca nel loro “Armi, un affare di Stato – Soldi, interessi, scenari di un business miliardario”, Roma ha autorizzato export di armamenti per 44 miliardi di euro. Tra il 2006 e il 2010, poi, la Penisola ha compensato da sola il 14% delle esportazioni europee (pari nel loro complesso a quasi 165 miliardi di euro). Un business di successo che ha coinvolto tanto il sistema bancario quanto la regina del settore, quella Finmeccanica protagonista negli ultimi due anni di una serie infinita di guai giudiziari. 

giovedì 21 febbraio 2013




E nessuno che abbia mai il coraggio di rispondere. RISVEGLIO NECESSARIO!

martedì 5 febbraio 2013

Il 25 Aprile ai partigiani, il 27 Gennaio alle vittime dell'Olocausto, l'8 Marzo alle donne e via dicendo.


Quanto è ingiusto e grave incatenare eventi di importanza smisurata, idee e persone morte e vive ad un Solo giorno preciso?

Premetto che non voglio criticare il giorno della memoria e tanto meno l'atto necessario del ricordare, ma riflettere sulle conseguenze che questa "gabbia giornaliera" costruita attorno a tali eventi possa determinare.

Appena tre giorni fa televisioni e giornali hanno proposto una serie infinita di film, documentari, interviste ed articoli che mostravano in tutte le sfumature possibili le atrocità dell'olocausto. Tutti noi (e purtroppo non tutti) ci siamo ricordati di ricordare quanto cattivo sia stato l'essere umano e quanto male sia stato in grado di fare. Ci siamo commossi davanti ad un film, ci siamo chiesti come sia stato possibile di fronte a qualche documentario e ci siamo detti che cose del genere non dovranno assolutamente riaccadere.
Ora, questo credo sia anche giusto e necessario, credo sia importante impressionarsi e non dimenticare mai, ma credo anche che un 27 Gennaio che ci "schiaffa" l'atroce in faccia e ci strappa le lacrime dagli occhi in questo modo, assuma in primis la funzione di "strumento di sfogo e di mea(in quanto essere umano) culpa annuale" piuttosto che quella di dare alle persone la radicale e vera volontà di opporsi agli stermini in generale (cosa a mio parere molto più necessaria).
Cerco di spiegarmi meglio.
Credo che se il giorno della memoria esaurisca la sua infinita potenzialità nel ricordo dell'olocausto e nell'arco di 24 ore allora la tragedia è doppia. Credo che eventi del genere non debbano puntare i fari solo sul singolo caso, bensì fare luce sull'essenza dell'atroce, aiutando ad allargare lo sguardo su tutti i luoghi in cui esso si manifesta, a maggior ragione ORA. Il giorno della memoria non deve servire solo a ricordare che il nazi-fascismo ha compiuto un genocidio, ma deve muovere le persone ad opporsi con forza a qualsiasi tipo di violenza sull'umano.
Perché altri stermini ed altre violenze sono in atto e serve a poco ricordare il passato dimenticando il presente. Perché se fossimo coerenti (e magari molti lo sono ed io lo spero con tutto il cuore) staremmo male ogni volta che sentiamo di quel che sta avvenendo in Siria, in Mali o vedendo che fine ha fatto la democrazia "conquistata" dalla tanto esaltata primavera araba.
Non è nemmeno mia intenzione dire che dovremmo passare le giornate a piangere di fronte alla tv, ma che dovremmo essere radicali nell'opporci all'atroce e radicali nell'andare a COMPRENDERNE le sue CAUSE sì, assolutamente.
Altrimenti tutto si esaurisce tristemente ad una pornografia della morte e del male, che vengono relegati in tempo lontano, in mano a persone ben precise e dei quali ci si ricorda per 24 ore all'anno.

A mio parere il giorno della memoria, così come tutti gli altri giorni importanti, oltre a farci ricordare ciò che è stato deve insegnarci a guardare ciò che è ed a trovare le forme moderne di quei paradigmi che hanno caratterizzato l'olocausto. E se il nazismo prevedeva la superiorità di una razza considerata pura sulle altre, oggi potrebbe essere la società globalizzata dell'estetica della perfezione (concetto discutibile) che sottopone i suoi componenti a raffiche disumane di volti e corpi ritenuti migliori di altri, con il risultato di infiniti disagi. Certo, paragonare l'uccisione programmata al disagio programmato è forse un po' azzardato, ma non credo sia necessario aspettare le più tragiche ed irrimediabili conseguenze per opporsi e denunciare. Inoltre nel mondo globalizzato del mercato ogni evento ha una diffusione enormemente più ampia ed altrettanto enormemente più subdola. Questo è solo un tentativo di deduzione ma ce ne potrebbero essere molti altri.

Un paradosso forte si può ritrovare nell'8 marzo, festa delle donne. Chi ricorda cosa realmente è accaduto l'8 Marzo e chi invece coglie l'occasione per sfamare il mostro del consumismo, festeggiando con uno spaventoso vuoto di contenuti? A me risulta che era stato scelto l'8 Marzo in memoria di 129 donne operaie morte a cause di un incendio (avvenuto in realtà il 25 Marzo del 1911) che scoppiò nella fabbrica dove lavoravano a New York. Non fu solo l'incendio ad ucciderle ma le porte della fabbrica chiuse a chiave dai padroni (gli unici a salvarsi) per evitare pause eccessive o furti, che impedirono loro di fuggire. Queste persone lavoravano 12/14 ore al giorno guadagnando pochissimo ed è stato fatto in modo tale che cose del genere non avvenissero più....negli Stati Uniti. Perché nel resto del mondo avvengono eccome! Un esempio recente è quello della famosa azienda cinese Foxconn di IPHONE(della apple made U.S.A.) dove gli operai costretti a lavorare le stesse ore di quelle donne a New York nel 1911, hanno dato vita ad alcune rivolte, prontamente soffocate. 14 di loro si sono persino suicidati.
E allora io non riesco a comprendere il senso di tutto questo.
Avvengono le tragedie in casa nostra, le innalziamo a giorni della memoria, le ricordiamo piangendo e poi le esportiamo all'estero per poter continuare a consumare Noi il prodotto (PERCHé POI è PRINCIPALMENTE L'OCCIDENTE A COMPRARE) ???

Quale valore continua ad avere qualsiasi giorno della memoria in questi contesti della contemporaneità?

Forse, se la memoria non dà il coraggio alle persone di opporsi radicalmente a 360° a tutti i "derivati-evoluzioni" degli eventi che essa ci ricorda, il suo significato appare vuoto, debole e persino un po' falso.

Probabilmente è un mio limite, ma credo che farei fatica a comprendere le ragioni di chi per mandare un messaggio di auguri per la festa della donna utilizzasse un Iphone, o di chi rimanesse sconvolto di fronte ad un film sull'olocausto però accettando silenziosamente che ogni giorno vengano bruciati quintali di cibo per non far crollare i prezzi del (maledettissimo) mercato. Capisco che sarebbe quasi impossibile per noi che apparteniamo a questa società slegarci completamente da essa, ma cercare di fare il più possibile affinché atrocità ed incongruenze inaccettabili non avvengano è necessario.
Anche per riempire quei gesti istituzionali ai quali ci aggrappiamo per ricordare di essere più buoni.

martedì 8 gennaio 2013

venerdì 4 gennaio 2013

Il Coraggio dell'Essere Lunare


Alla lettura del post precedente mi sovviene il ricordo di una notte più magica delle altre, su di un'isola selvaggia ma mai ostile, in compagnia di amici che sono pezzi di vita. Quella notte la Luna a me appariva così:

Maestosa sfera che schiva la perfezione per scelta, mostri sempre il tuo volto semiurlante di emozione. Chi può dire quale sia la tua indole animica? Nessuno sa cosa nascondi né tanto meno perché lo fai.
Madre generosa offri luce e occhi ai tuoi figli sempre più ciechi per ringraziarti. Chissà il coraggio che trasmettevi a quell'uomo che col buio lottava per necessità, che spaventato alla tua ciclica scomparsa si è sentito perduto. Chissà che gioia il tuo rinascere lento, l'ansia dell'attesa, la palpitazione del rivederti.
Fedele torni sempre, col tuo fare calmo e rotondo di pienezza. Madre che però non vizia i suoi figli, ma che esorta loro ad imparare il coraggio nell'oscuro, a trovare la luce guida anche nel buio profondo, perché l'unico posto che esiste realmente è dentro loro.
Non raccontarci mai il tuo segreto Luna, nascondi e preserva il tuo lato oscuro. Serve agli uomini ignoranti che pensano di poter capire tutto di tutto e di te, mentre invece non comprendono nulla.
Che la tua parte occulta possa essere il nostro limite.

Lo stupore alla Luna.

La luna si sa, ha affascinato da sempre poeti e cantori del Bello, vagabondi e passeggiatori temerari che sfidarono il freddo per volgere il naso all'insù. Perché, anch'esso è noto, le notti invernali, con il loro gelo vivificante, partecipative e contemplative ancor prima di entrare in quello stato sentimentale di ascolto per lo più inspiegabile a parole, accolgono l abbraccio alla luna in una dimensione del tutto speciale e magica.    E' sempre stupefacente ed ogni volta nuovo perdercisi dentro, farla propria, meravigliarsi di cosa sia ed è questa volta diversamente malinconico staccarsi da una simile visione e coricarsi a casa, pur sapendo che essa ancora brilla e abita il cielo, pare di compiere un sacrilegio o qualcosa di comunque snaturato.
E' alla luce (tanto per rimanere in tema) di questa riflessione che mi è venuto alla mente uno scritto, che ben si accorda inoltre, a mio parere, al sottotitolo di questo blog - Perchè raramente di accorgiamo di ciò che accade attorno a noi - che qui vi riporto :

Per comprendere davvero, per conoscere qualcosa è necessaria l' emozione, o ancor meglio il sentimento. Bisogna ri-pensare ciò che credo di conoscere, che sia un fiore, un muro o l' amore di una vita.
Elucubrare arditamente, perchè nel farlo serve coraggio, forte che è il rischio di giungere alla soluzione che in realtà non si conosce nulla!
Smembrare e ripetere innumerevoli volte una parola, fino a Sentirne l' eco in fondo al cuore.
Ed ecco che, a cavallo del riverbero del proprio pensiero troveremo lo stupore, l' eroico stupore, la spia luminosa che ci segnala la meta, l' agognato punto di arrivo delle proprie congetture sulla realtà, la parvenza di una conoscenza, che dura un attimo e poi svanisce.